Valle della Caffarella

VALLE DELLA CAFFARELLA

 

La valle della Caffarella si trova nel quartiere Appio Latino, subito fuori dalle Mura Aureliane, in continuità funzionale e visiva con l’area Centrale dei Fori e costituisce l’ingresso pubblico al Parco dell’Appia Antica in cui è compreso.

La valle si estende per circa 330 ha, da Porta S. Sebastiano, lungo la via Latina fino alla via dell’Almone, è ricchissima di sorgenti e attraversata dal fiume Almone e da altri piccoli corsi d’ acqua. Il suo nome deriva dalla storica tenuta agricola cinquecentesca di proprietà dei Caffarelli, e nel suo insieme la valle rappresenta la testimonianza di una storia di insediamenti e di evoluzione del paesaggio, che parte dal II sec a.C. Il luogo è quindi ricco di testimonianze archeologiche di epoca romana, ma anche di memorie medievali, cinquecentesche, ottocentesche, fino ai nostri giorni, ed ha costituito nei secoli fonte di ispirazione di artisti e poeti.

La valle, come tutto il parco dell’Appia Antica, è stata strappata alla speculazione edilizia, che mirava a farne una gigantesca lottizzazione, grazie alle storiche battaglie culturali ed urbanistiche di Antonio Cederna. In seguito si sono sviluppate anche tenaci battaglie locali come quelle dello storico Comitato della Caffarella, che ancor oggi vigila e si batte per ulteriori conquiste

L’esproprio, nonostante il Piano Regolatore e la Legge per Roma Capitale del 1990, sostenuta da Antonio Cederna, era stato tentato dal Comune per ben due volte, senza successo. La Valle, un tempo “rovina romantica”, era divenuta una discarica di inerti delle costruzioni circostanti, edificate negli anni 50-80, un’area di agricoltura disordinata e pascolo indiscriminato, in totale abbandono, divenuta discarica di inerti.

La storia racconta che la valle ha attraversato nel tempo momenti alterni, di ribalta e di oscuramento, ma sempre ha rappresentato un paesaggio identitario, sentito dalla collettività e fortemente caratterizzato nell’immaginario collettivo.

Il Piano di Utilizzazione è stato approvato nel 1996, e successivamente è avvenuto l’esproprio da parte del Comune di gran parte della valle e dei manufatti storici. Gli interventi sono stati realizzati con finanziamento del Giubileo 2000, sempre dal Comune in collaborazione stretta con le Soprintendenze. Sono stati fatti scavi e scoperte come la necropoli del Colombario e restauri di elementi paesistici importanti come quelli dei cunicoli sotterranei per la distribuzione dell’acqua termale, della piscina del Ninfeo di Egeria, della Torre Valca. Con l’intervento sono stati quindi restaurati i monumenti archeologici si è ricostruito attentamente il paesaggio storico, i luoghi sono stati restituiti alla fruizione e alla conoscenza di tutta la città, organizzando percorsi mirati e si è così definita la prioritaria importanza dei sistemi archeologici e del paesaggio di contesto.

L’apertura di questi spazi al pubblico, nel 2000 è stata molto gradita dai cittadini e ha modificato la percezione del Parco dell’Appia Antica per tutta la città e la qualità della vita dei quartieri contermini. Si tratta di fatto della porta pubblica dell’Appia Antica.

La Valle è oggi molto frequentata da un vasto pubblico cittadino ed amata e racconta la storia straordinaria dalle sue origini, dall’ antica Roma, attraverso il Medioevo, il Cinquecento l’Ottocento fino ai nostri giorni, attraverso i resti archeologici, i monumenti, e l’agricoltura e il pascolo ancora attivi che da dall’ antichità hanno caratterizzato la tenuta. Un luogo che è anche simbolo di battaglie fortemente sentite dai cittadini, sempre attivi nel tutelarlo e valorizzarlo. La via Latina corre oggi lungo i confini del parco ad Est ed è stata rimessa in luce in una parte molto modificata dagli edifici esistenti. Sarebbe utile ristabilire tutta la continuità della via fino alle Tombe Latine ,anche tenuto conto delle moderno assetto.

 

Aspetti di partecipazione

L’ intervento, esemplare per il processo partecipativo che lo ha accompagnato, forse fra i primi sperimentati a Roma, è stato possibile grazie alla legge Roma Capitale. Si tratta di una legge voluta da Antonio Cederna che, nell’ ambito delle sue battaglie per l’Appia Antica, ha previsto il Piano ed i fondi per l’esproprio. L’esproprio un esempio di battaglia contro la speculazione edilizia è stata una difficile conquista, sostenuta dalle Associazioni di cittadini. La definizione e l’attuazione del Piano è stata molto partecipata dal locale Comitato della Caffarella, che ne ha condiviso tutte le fasi e poi ha collaborato alla soluzione dei successivi i problemi di fruizione e gestione.

Il Comitato in costante dialogo con l’Amministrazione comunale, oggi continua a vigilare le vicende complesse per la bonifica delle acque del Fiume Almone, il completamento degli espropri e a provvedere alla cura degli spazi, e alla manutenzione ordinaria del verde, effettuata con i fondi del 5×1000. e collabora a diffondere i contenuti culturali del parco, attraverso iniziative e visite guidate. Al Comitato con l’Associazione Humus è stata quindi affidata dall’ Ente Regionale la Casa del Parco, ricavata in uno dei casali restaurati. In prossimità dell ingresso di Largo tacchi e Venturi.

 

Aspetti gestionali

Il paesaggio della valle è stato, quindi, ritrovato, ma ancora non esprime tutta la sua identità storico archeologica, perché ancora non sono completati gli espropri e le acquisizioni di alcune aree residue e monumenti, come ad es.il sepolcro di Geta, o non si è ancora assicurata la piena disponibilità di altri come il tempio di Sant’Urbano, acquisito, ma non adeguatamente fruibile. Da anni si attende di attuare le connessioni con i sistemi archeologici e paesaggistici del Parco dell’Appia e i collegamenti con la stessa via Appia Antica. Permane la frammentazione della gestione, oggi distinta fra vari Enti, Comune, Parco Archeologico, Parco Regionale, che complica una percezione unitaria del complesso dell’Appia e dei suoi sistemi archeologici e paesaggistici, ma soprattutto impedisce che i finanziamenti per la manutenzione siano coordinati ed adeguati.

Andrebbe attentamente indirizzata la gestione dell’agricoltura per tutelare il paesaggio rurale storico, altrimenti si rischia di provocarne invece l’alterazione o quanto meno comprometterne la corretta percezione. Altro obiettivo non compiutamente realizzato è il recupero, già avviato nel 2010 con un intervento di restauro e consolidamento strutturale, ora abbandonato, dello storico casale della Vaccareccia, simbolo e centro della tenuta storica e possibile centro agricolo multifunzionale e di servizi[1].

Inoltre occorre la manutenzione costante dei beni archeologici presenti come il Ninfeo di Egeria, il sepolcro di Ania Regilla, il Colombario, è previsto il finanziamento per interventi per S. Urbano, Villa di Massenzio, sepolcro di Priscilla, Cappella di Reginald Pole.

Per quanto concerne il verde la manutenzione ordinaria è effettuata in gran parte, dal Comitato della Caffarella[2], che si finanzia con i fondi del 5×1000 dei contribuenti. La gestione straordinaria è affidata all’ Ente Parco dell’Appia Antica della Regione Lazio, che purtroppo ha consentito orti didattici in aree liberate negli anni novanta con fatica dagli orti, ed effettuato interventi sulla componente arborea a prescindere da una visione paesaggistica e di contesto archeologico.

Dopo venti anni dalla sua riconquista, la difficoltà di completare i progetti già esistenti, nonostante le opportunità finanziarie, e nonostante la consapevolezza e la pressione della collettività, caratterizza la storia del recupero delle peculiarità storico archeologiche e paesaggistiche della Valle della Caffarella.


 

[1] Si attende ora, dopo molti anni di abbandono, che Roma Capitale con la nuova Amministrazione riprenda i lavori di restauro per provvedere all’ impegno di completamento del complesso agricolo preso dall’ Assessore all’ Agricoltura, Ambiente, Ciclo dei rifiuti, in base ai finanziamenti e progetto previsti in Bilancio.

[2] Vedi sito disponibile on line del Comitato della Caffarella

https://www.caffarella.it

 

Il patrimonio naturalistico e di aree verdi urbane è una delle principali chiavi di lettura del territorio dell’Ecomuseo della Via Latina. Sorgenti e corsi d’acqua, aspetti geologici, botanici e faunistici costituiscono la base per la comprensione delle caratteristiche peculiari di questa parte di città e rappresentano elementi di “lunga durata” fondamentali per la qualità ambientale del territorio.

Ultime  News Pubblicate

Porta Furba

Porta Furba

L’arco di Porta Furba è il maggiore arco degli acquedotti fatti costruire da Papa Sisto V (Felice Peretti) ed è datato 1585. Sotto le sue volte scorre la Via Tuscolana, importante strada di comunicazione che collegava Roma alla campagna collegando l’area di Tor...

Gli Acquedotti

Gli Acquedotti

Autorevoli esperti hanno recentemente dichiarato che gli acquedotti romani sarebbero secondi, come importanza monumentale, solo al Colosseo. Nell’area di Tor Fiscale si trovano i resti di 6 acquedotti di epoca romana oltre all’acquedotto Felice di età rinascimentale...

Torre del Fiscale

Torre del Fiscale

In base alla tecnica costruttiva, la torre dovrebbe risalire al XIII secolo. In questo senso, i dati architettonici sono coerenti con le fonti archivistiche; infatti, il primo ricordo della torre cade nell’anno 1277, quando Riccardo Annibaldi cedette a Giovanni del...

Cinema Maestoso

Cinema Maestoso

Riccardo Morandi progettò e realizzò negli anni della crescita urbanistica del secondo dopoguerra un edificio polifunzionale, che ospita negozi, magazzini, case e un imponente cinema. Oggi il cinema è in totale abbandono e cosi le strutture commerciali, sembra in...

Parco delle Tombe Latine

Parco delle Tombe Latine

Al III miglio della via Latina, tra il 1857 e il 1858 ad opera di un cittadino appassionato di archeologia, Lorenzo Fortunati, si riportano alla luce i resti archeologici di un tratto considerevole di questa strada, i sepolcri con le splendide decorazioni e i resti...