Torre del Fiscale

In base alla tecnica costruttiva, la torre dovrebbe risalire al XIII secolo. In questo senso, i dati architettonici sono coerenti con le fonti archivistiche; infatti, il primo ricordo della torre cade nell’anno 1277, quando Riccardo Annibaldi cedette a Giovanni del Giudice la tenuta chiamata Arcus Tiburtinus, con torre e renclaustro. Alla fine del Trecento la tenuta era detta Prata eccl. S. Iohannis Lateranensis ed era di proprietà del Capitolo Lateranense. La torre è detta Turris S. Iohannis negli Statuti di Roma del 1363 e Turris eccl. S. lohannis in un documento del 1368. Con il nome Turris Brancie è ricordata in un documento del 1385 mentre nel 1397 si parla del Casale olim Brancie et nunc heredum Pauli Bastardelle. Nel 1422, sebbene appartenesse ancora alla famiglia Bastardella, la torre è indicata come Turris Brancie alias dictus Arcus Tiburtinus.

Si deduce che il piccolo fondo contenente la torre, era compreso nella più vasta tenuta di Arco di Travertino che entrerà a far parte dei possedimenti della confraternita del San Salvatore ad Sancta Sanctorum, che a partire dal XV secolo, attraverso lasciti ed azioni imprenditoriali, arriverà a possedere tutta la zona sud-est del suburbio romano, formata dalle tenute dei Sette Bassi, Buon Ricovero, Statuario, Marmorea e appunto Arco di Travertino. La denominazione di Fiscale, attribuita al fondo e quindi alla torre, non compare invece prima del secolo XVII. Tale nome derivò dal fatto che la tenuta appartenne al fiscale, o tesoriere pontificio; sappiamo che intorno al 1650, il monsignor fiscale Filippo Foppi chiese al Capitolo Lateranense una derivazione dell’acqua della Marana per irrigare la sua vigna qui posta.

La particolarità di Tor Fiscale è la preesistenza a cui si appoggia; essa sorge sopra l’Acquedotto Claudio, dove questo interseca l’Acquedotto Marcio; la struttura medievale della torre fa da collante e chiusura tra i pilastri dei sistemi di arcate dei due acquedotti; La torre è a base quadrata ed è rivestita in tufelli inframmezzati da alcuni filari di mattoni. Ha piccole finestre rettangolari, alcune delle quali conservano ancora stipiti marmorei (due per lato sovrapposte), feritoie, fori delle travature in tredici ordini e, sulla sommità, canali di scolo in marmo. Nell’interno si scorgono le tracce di tre piani coperti con volte ora precipitate, mentre si conserva l’intera volta sulla sommità, in cui si apre un foro circolare sul lato ovest. Sempre sul lato ovest, è da notare in basso un piccolo arco a sesto ribassato, costruito forse per far scaricare il peso dello parete sovrastante sulle fondazioni degli acquedotti antichi. L’uniformità della distribuzione dell’apparecchio murario, la qualità della malta, la corrispondenza tra le aperture fanno ipotizzare un’unica fase di lavorazione della torre. All’angolo sud-ovest la struttura del muro è diversa dal resto della torre, qui la parete è in pannelli di quadrelli di tufo inframmezzati da mattoni disposti a fasce: si tratta di un contrafforte fatto costruire da Adriano per sostenere le arcate degli acquedotti: Claudio – Anio Novus, ora inglobati nella muratura.

Alta circa 30 metri, era protetta da un antemurale difensivo, i cui resti, si possono osservare a qualche metro di distanza dal monumento; l’accesso era consentito da un’apertura al primo livello con stipiti marmorei; la si raggiungeva probabilmente con un sistema di ballatoi lignei o pianerottoli che correvano lungo le mura di recinzione perimetrali. I tre livelli interni erano collegati tra loro da scale e botole; Sulle pareti esterne della torre si possono osservare i fori pontai necessari per la costruzione e per i ballatoi. In tempi più recenti, la Torre del Fiscale e ciò che resta dell’antico castello, sono stati messi a dura prova dal degrado e dalle ininterrotte occupazioni abusive, mal bilanciate dai rari interventi di manutenzione e restauro; uno di questi, (visibile per la netta differenza di colore dei laterizi utilizzati) venne eseguito in seguito ad una frattura provocata probabilmente da un fulmine, lungo buona parte dell’angolo sud-est della torre.

La Via Latina è la “sorella maggiore” della Via Appia Antica: l’origine del suo tracciato risale all’epoca pre-romana e tutto il suo percorso, da Roma a Capua (dove le due strade si ricongiungevano) attraverso i Colli Albani e la Valle Latina, presenta un patrimonio storico-archeologico ricchissimo e in gran parte ancora da indagare.

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